Chi siamo e come funzioniamo?

Questa è una domanda che da sempre ha stimolato l’uomo alla ricerca continua di modelli e schemi con cui riuscire a rappresentare in modo semplificato tutto ciò che ricade sotto i nostri sistemi di percezione.

Pensatori di ogni epoca si sono dedicati a questa impresa e nelle varie epoche sono stati sviluppati modelli che hanno influenzato in modo più o meno pesante l’Umanità.

La limitatezza delle capacità umane di percezione e comprensione delle leggi universali nei livelli ordinari di coscienza rende inaccessibile ai più la conoscenza di chi siamo e di come funzioniamo dal punto di vista più sottile e astratto.

In questo articolo vi presento la mia personale elaborazione in risposta a queste due domande frutto del mio percepire attuale.

Premetto che si fonda sull’idea che lo Spirito debba compiere un cammino esperienziale nella dualità per poter acquisire la capacità di godere a pieno della Perfezione.

Lo Spirito, nel momento in cui è pronto per una nuova esperienza terrena, compie il balzo e si appropria di materia fisica, mentale ed emozionale del luogo e del tempo in cui si manifesterà e che utilizzerà per interagire con il mondo. Lo Spirito ha un livello energetico così elevato che non può entrare in contatto direttamente con la materia terrestre e quindi utilizza uno strato protettivo che è rappresentato dall’Anima.

Immaginiamo un astronauta che per scendere sulla Luna ha bisogno di tuta e casco, oppure il sub che ha bisogno della muta per poter scendere nella profondità degli abissi.

I vari elementi che costituiscono la struttura sottile dell’Uomo si vanno a posizionare a strati sovrapposti intorno al nucleo centrale rappresentato dall’insieme Spirito-Anima (Sé profondo) e si posizionano in un ordine sequenziale ben preciso e con una specifica modalità di interazione.

Appena sopra l’Anima si posiziona lo strato cognitivo dei Pensieri e della Mente che quindi sono influenzati dalla componente spirituale ed animica.

I Pensieri interagiscono con lo strato successivo delle Emozioni che a sua volta interagisce con lo strato fisico.

Lo strato più esterno dell’interiorità umana è rappresentato dall’Ego (IO) che possiamo immaginare come il corrispettivo sottile della pelle e che ha la funzione di protezione ed interazione con il mondo esterno e che può rappresentare una barriera più o meno rigida a seconda del livello di coscienza, cioè del livello raggiunto dallo Spirito nel proprio cammino di realizzazione.

L’interazione tra gli strati è bidirezionale quindi lo lo Spirito e l’Anima influenzano i pensieri che a loro volta generano le emozioni che influenzano la risposta del fisico che a sua volta interagisce con l’Ego.

Questo passaggio è estremamente importante in quanto di norma siamo molto più bravi nel percepire gli strati più esterni e meno quelli più interni e quindi ogni volta che si manifestano dei disturbi di natura fisica, vuol dire che si stanno generando delle emozioni ricorrenti che vanno ad agire su determinati organi che quindi entrano in sofferenza. Ma le emozioni sono generate dai pensieri, quindi i pensieri ricorrenti che coltiviamo sono di fondamentale importanza.

Essendo i pensieri generati dalla sfera animica e spirituale, diventa importantissimo comprendere se stiamo seguendo il piano realizzato dallo Spirito prima del tuffo, oppure siamo in balia di condizionamenti che ci hanno fatto allontanare da questo programma di viaggio.

Lo scopo principale dello Spirito e dell’Anima è quello di fare esperienze, perché è solo nell’esperienza che si trova la chiave per la crescita e l’evoluzione.

Una volta chiaro questo meccanismo, diventa uno strumento di crescita personale e guarigione estremamente potente in quanto dalla percezione di ciò che avviene sui piani fisico, emozionale e mentale, riusciamo a entrare in connessione con il piano Spirituale che è più flebile ed evanescente e ad indirizzare correttamente il proprio percorso di vita.

Lo Spirito comunica attraverso l’Anima con gli strati superiori utilizzando dei sistemi estremamente semplici che sono i Bisogni, e i Fastidi.

I Fastidi sono dei segnali che indicano la necessità di lavorare su degli aspetti della propria interiorità che non accettiamo e che riteniamo non presentabili all’esterno e che Carl Gustav Jung ha definito ombre.

Quindi, ogni qualvolta proviamo un fastidio per una persona o una situazione, dobbiamo essere grati e accoglienti, perché abbiamo una grande possibilità di lavorare su una nostra ombra e trasmutarla in luce, cioè eliminare la parte limitante estraendone la pura essenza.

Ad esempio se ci infastidiscono le persone molto decise e determinate che perseguono i propri ideali e i propri obiettivi con forza e costanza, non dobbiamo metterci sulla difensiva appellandole come egoiste, ma dobbiamo comprendere ed accettare di dover lavorare su questo aspetto perché molto probabilmente abbiamo dei fattori di condizionamento e limitanti che ci bloccano e non ci permettono di vivere a pieno la nostra indipendenza e di impegnarci a fondo per raggiungere gli obiettivi personali.

I Bisogni sono dei segnali altrettanto importanti che ci indicano delle carenze che devono essere colmate, degli squilibri da riequilibrare.

I bisogni sono legati anche all’espressione dei talenti e ogni volta che non stiamo vivendo a pieno un nostro talento, l’Anima invia un messaggio agli strati più esterni sotto forma di bisogni che ci indicano l’urgenza di vivere quel preciso talento. Se volontariamente non si soddisfa il bisogno anche se ci sono le condizioni per farlo, ecco che si manifesta la frustrazione che genera inizialmente un disagio e pian piano evolve in malessere e malattia:

talento non vissuto -> bisogno -> bisogno volontariamente non soddisfatto -> frustrazione -> disagio -> malessere -> malattia

Se rivolgiamo l’analisi al mondo esteriore, anche qui abbiamo una stratificazione in cui il livello più vicino alla propria interiorità è la Famiglia, quindi il Lavoro, la Collettività, il Pianeta, il Cosmo (insieme di tutti i corpi celesti) e l’Universo che rappresenta la dimensione più elevata (Dio, il Divino, il Creatore, la Fonte o qualunque altro termine con cui si voglia indicare questa dimensione).

In genere siamo indotti a pensare che la causa di tutti i nostri mali risieda proprio nel mondo esterno con cui entriamo in interazione, oltre a quella beffarda ed infingarda dimensione che chiamiamo caso.

Il punto fondamentale che dobbiamo fare nostro per poter intraprendere qualunque tipo di percorso di crescita o di guarigione è:

La responsabilità di tutto ciò che ci accade è solo ed esclusivamente nostra personale Responsabilità, cioè dipende dalle scelte e dalle azioni che compiamo e siamo perfettamente attrezzati per fornire risposte abili (respons-abili), cioè adeguate a ciò che serve.

Quindi nessun alibi.

Chiarito questo punto veramente cardine, dovrebbe essere tutto molto più semplice da comprendere in quanto gli ambiti esterni rappresentano la palestra in cui l’interiorità compie le proprie sessioni di allenamento esperienziale.

Se stiamo vivendo rapporti conflittuali con uno o più strati della esteriorità (componenti esterne a noi), allora vuol dire che dobbiamo lavorare su qualche aspetto della nostra interiorità per ripristinare l’equilibrio e l’armonia.

Gli strati più esterni sono quelli che ci relazionano con le dimensioni più alte ed elevate in cui si originano i grandi interrogativi esistenziali del chi sono, da dove vengo e dove sto andando a cui non si può dare risposta se non entrando in connessione con la dimensione Spirituale e Divina che tutto accoglie e tutto contiene.

Ognuno ha la capacità di entrare in contatto con la dimensione Divina perché è insita nelle capacità dello Spirito che da quella dimensione proviene e a quella dimensione sta tornando.

Il proprio rapporto con il Divino è alla base di tutti gli squilibri che si possono manifestare e quindi è fondamentale riappropriarsi gradualmente della innata capacità di essere in connessione.

Quando parliamo di dimensione Divina, non stiamo parlando di dogmi religiosi, ma di concetto Assoluto che è sopra ogni dualità e che possiamo percepire a pieno solo nel momento in cui abbiamo elaborato anche la più piccola divisione e quindi è una meta che si raggiunge passo dopo passo nella direzione consapevole di essere parte di un Tutto come una goccia d’acqua che è parte dell’Oceano.