Sono C.A.P.A.C.E di sciogliere i nodi della mia vita?

Il metodo C.A.P.A.C.E.

Sempre più persone si sentono stanche, svuotate, affannate rincorrendo una felicità che ci viene prospettata come alla nostra portata se facciamo questo o quello e se riusciamo a possedere un numero sempre più elevato di costosi oggetti, frequentiamo certi tipi di persone alla moda e abbiamo tanti “mi piace” sui nostri post nei più svariati social.

I messaggi promozionali sono così suadenti e credibili che ci affanniamo dalla mattina alla sera a cercare di seguire questi preziosi suggerimenti perché in fondo tutti vogliamo essere felici.

Sì, Felici con la F maiuscola. E’ un nostro diritto dopo tutto, perché mai non dovremmo sperare di esserlo?

Se analizziamo l’origine della parola felicità, troviamo che deriva dal latino Felicitas che era una divinità dell’abbondanza, della ricchezza e del successo e presiedeva alla buona sorte e quindi perché mai dovrei privarmene?

Tutto ineccepibile, se non fosse per il fatto che la maggior parte delle persone non è in grado di dire quali sono le cose che gli fanno percepire questo stato di abbondanza, di ricchezza e di successo che sono proprio alla base della parola felicità.

Ogni giorno che passa aumenta lo stato di erosione delle nostre energie personali, sia fisiche che materiali e quindi di fatto ci stiamo allontanando sempre più da questo obiettivo che rincorriamo con tanta foga. Possiamo fare il parallelo con lo sventurato viandante che si è smarrito nel deserto e che inizia a vedere il miraggio dell’oasi e quindi tutto euforico inizia a rincorrerlo convinto di poter sedare la sua sete profonda da li a poco.

Inizialmente corre, ma il miraggio è sempre alla stessa distanza e pian piano le forze vengono meno fino al punto che il poveretto cade stremato a terra senza più forze e completamente disidratato.

Di fatto è proprio quello che sta succedendo a noi in questo momento.

Se solo riuscissimo ad avere il coraggio di fermarci un attimo e di guardare bene, ci accorgeremmo subito che si tratta di un miraggio e non di un’oasi reale e quindi che dobbiamo necessariamente cambiare strada se vogliamo sopravvivere.

Ma allora la felicità è effettivamente così impossibile da raggiungere?

No, ma sicuramente non la troveremo nella direzione verso cui ci stiamo dirigendo e molto probabilmente dobbiamo proprio girarci dalla parte opposta.

Sì, perché la felicità e la soddisfazione sono degli stati interiori e non l’effetto di qualcosa di esterno che possiamo in qualche modo ottenere. Si possono sperimentare solo nel momento in cui riusciamo a percepire profondamente la nostra intimità, capire qual è il nostro posto nell’Universo e soprattutto il motivo per cui ci troviamo qui.

La prima cosa veramente importante per cercare di ottenere uno stato di soddisfazione è quella di comprendere che siamo qui per mettere a disposizione degli altri i nostri numerosi talenti che costituiscono il bagaglio che lo Spirito ha preparato per intraprendere questa esperienza di manifestazione.

Ognuno è ricco di talenti, ma la maggior parte delle persone non ne ha la minima consapevolezza e quindi naviga senza bussola nel mare in tempesta della vita rischiando in ogni momento di naufragare.

Sulla base della mia esperienza personale, ho compreso che la felicità e la soddisfazione sono degli stati interiori che possiamo creare in qualunque momento, indipendentemente da ciò che ci succede quotidianamente.

Ormai siamo abituati a parlare costantemente dei nostri problemi a tal punto che non riusciamo a elencare a fine giornata 5 cose che ci hanno reso felice durante la giornata, ma riempiamo pagine e pagine di cose che invece ci hanno scatenato qualche emozione limitante come rabbia, tristezza, ansia, ecc.

In queste righe che seguiranno, ti presento un metodo che al momento ritengo estremamente valido per iniziare ad affrontare qualche nodo presente nella nostra interiorità su cui dobbiamo lavorare per scioglierlo e poter aumentare così il nostro grado di equilibrio e quindi di soddisfazione.

Per aiutare a ricordare meglio i vari passaggi, l’ho chiamato il Metedo C.A.P.A.C.E., ma non fatevi trarre in inganno, perché non è una ricetta magica che d’incanto dissolve i blocchi che ci ostacolano.

Solo assumendo la piena responsabilità della propria vita e di quello che accade, con un paziente lavoro e tanta buona volontà si può raggiungere questo stato di equilibrio e soddisfazione.

Il metodo C.A.P.A.C.E. si basa su una sequenza di sei passi che, se seguiti con impegno e determinazione, permettono di liberarci dai condizionamenti, pregiudizi, aspettative e tutte le altre forme pensiero limitanti che ostacolano di fatto il raggiungimento della soddisfazione e dello stato di abbondanza.

Vediamo nel dettaglio uno per uno questi passi.

  1. Comprendo
  2. Accetto
  3. Progetto
  4. Agisco
  5. Correggo
  6. Esulto

Per prima cosa, prima di iniziare, recupera alcune cose che reputo veramente essenziali:

Quaderno a fogli bianchi senza righe e quadretti. Abbiamo già tanti condizionamenti nella vita da quando nasciamo a quando moriamo, quindi quando lavoriamo su cose così importanti che possono veramente cambiarci la vita da così a così (non mi potete vedere, ma ho girato il palmo della mano da sotto a sopra :-)dobbiamo poter scrivere in piena libertà.

Penne e pastelli di vari colori. Non sottovalutate il grande potere dei colori. Ormai è noto con la cromoterapia che i colori possono aiutare a guarire, quindi libero sfogo ai colori.

Il quaderno sarà il nostro fidato compagno di viaggio in cui andremo ad annotare ogni cosa che riterremo importante durante tutto il percorso. Scrivere ci aiuterà a fissare bene tutte le varie cose, gli stati d’animo, le difficoltà, i successi che raggiungeremo e tantissime altre cose. Una volta finito il lavoro, sarà un grande patrimonio per i lavori successivi che andremo a fare, perché nel momento in cui si inizia un cammino di crescita e di evoluzione, questo ci accompagnerà per tutto il resto della nostra vita ed è qualcosa di veramente entusiasmante poter rileggere a distanza di tempo quello che abbiamo fissato, senza il filtro assai inaffidabile della memoria.

Comprendo

Il primo passo per poter lavorare su qualsiasi aspetto della nostra vita è proprio la comprensione che ci sia qualcosa da prendere in carico. Può sembrare scontato, ma non lo è affatto.

La stragrande maggioranza delle persone vive in uno stato perenne di sofferenza ed insoddisfazione attribuendone la causa alle cose più disparate, senza arrivare mai a comprendere che c’è qualcosa nella nostra interiorità più profonda su cui è giunto il momento di lavorare.

Un grande aiuto in questa fase arriva dai fastidi. Tutti noi siamo più o meno colpiti da cose che ci danno fastidio e ci irritano. Bene, i fastidi servono proprio ad indicarci le cose su cui dobbiamo lavorare.

Ad esempio mi danno fastidio le persone decise e determinate, allora è molto probabile che debba questa lavorare proprio su questa parte della mia interiorità.

Accetto

Ora che ho compreso che devo lavorare su qualche aspetto che ritengo essere migliorabile, il passo successivo è quello dell’accettazione.

Nessun giudizio (più facile a dirsi che a farsi).

Ogni cosa che c’è nella nostra vita è quanto di meglio possa esserci per il nostro stato di coscienza e per la nostra esperienza di manifestazione, quindi non serve a niente rammaricarsi o sentire il famigerato senso di colpa che tutto annienta. Non siamo ne stupidi ne deboli perché ci accorgiamo di aver fatto determinate scelte. Se le abbiamo fatte, in quel preciso momento erano il meglio che potevamo fare.

Quindi mi metto in uno stato di sincera e profonda accoglienza, ringrazio per tutto ciò e decido di iniziare a lavorare su me stesso per cambiare qualcosa.

Nessun problema, accetto questa situazione e non mi giudico. Va bene così. Con fiducia decido di lavorare su questo aspetto.

Entro in ascolto profondo della mia interiorità e cerco di descrivere sul mio quaderno nel modo più dettagliato possibile lo stato nei vari piani di cui siamo costituiti (Fisico, Emozionale, Mentale e Spirituale).

Ora che ho costruito la mappa del punto di partenza, sono pronto per la fase successiva, cioè la definizione della meta che voglio raggiungere.

Mi ritiro in un posto tranquillo, possibilmente all’aria aperta, meglio ancora se sotto ad un albero e cerco di visualizzare come vorrei diventare e annoto sempre tutto sul quaderno.

Inizialmente scrivo tutto quello che mi passa per la mente, in massima libertà, senza alcun filtro.

Quando ho terminato, mi prendo del tempo per rielaborare ciò che ho scritto ed estraggo la quintessenza, andando a definire l’Intento.

L’intento è estremamente potente e orientante. Per scrivere l’intento devo rispettare queste semplici regole:

  • deve essere sempre scritto in positivo, senza alcuna negazione (la nostra coscienza non considera le negazioni e quindi se mi pongo l’intento: non voglio ingrassare, questa elimina il non e otterrò proprio l’effetto contrario perché di fatto non sto dicendo cosa voglio fare, ma da cosa sto scappando).
  • deve essere di massimo otto parole (la sintesi è fondamentale per aumentare al massimo l’efficacia)

Se ho una Genesa Crystal, la posso caricare con l’intento che ho prodotto per ricevere un supporto, altrimenti è sufficiente riportarlo nel quaderno scrivendolo in grande e usando i colori che più mi ispirano.

Progetto

Completate le prime due fasi che hanno riguardato una sfera più elevata (spirituale e mentale), ora è il momento di metterci all’opera con degli aspetti più pratici.

Dobbiamo progettare cosa fare.

Come si fa? Con gli strumenti di cui si disponiamo, perché non dobbiamo inventarci nulla. Se vogliamo, possiamo farci aiutare da qualcuno di cui abbiamo fiducia e che ha già fatto esperienza personale di questo tipo e che ci può indicare qualche scorciatoia per evitare di perderci nei tanti piccoli sentieri che conducono alla cima, ma niente di più.

Il lavoro più complicato in questa fase lo possiamo fare solo noi ed è la definizione dell’obiettivo che vogliamo raggiungere, perché questo sarà il faro che ci illuminerà costantemente il sentiero. Se è una luce potente, allora procederemo più spediti, mentre se è una luce fioca sarà molto più alta la possibilità di perderci. Se è proprio buio, cioè non ho proprio idea di dove voglio arrivare, allora è meglio non mettersi proprio in cammino ed lavorare per accendere questa luce.

La luce che ci deve guidare è quella dell’immaginazione. Dobbiamo tornare a sognare ad occhi aperti perché questa pratica ci permette di entrare in profonda connessione con il nostro essere più profondo e con l’Universo di cui siamo una piccola cellula pulsante.

Ora che è chiaro dove vogliamo arrivare, facciamo un piano di lavoro molto dettagliato con tanti piccoli obiettivi intermedi che siano sfidanti in modo da avere il giusto stimolo e non cadere nella noia, raggiungibili in modo da non disperdere energie per cercare di raggiungere delle mete che non lo sono e misurabili oggettivamente in modo da poter capire in ogni momento a che punto sono dalla metà.

Definiti gli obiettivi, faccio il piano di lavoro inserendo delle date di scadenza ragionevoli, prendendomi anche dei piccoli margini.

Ora che il progetto è completato lo sottoscrivo e mi impegno con me stesso a rispettarlo. Fatelo veramente. Scrivetelo e firmatelo (ricordate il quaderno?). E’ un atto simbolico di enorme potere energetico che aiuterà nei momenti inevitabili di sconforto e di difficoltà.

Agisco

Questa fase è molto semplice da scrivere: metto in pratica quello che ho progettato di fare, punto e basta. Mi impegno con disciplina, costanza, determinazione e volontà.

Sicuramente delle cose risulteranno più semplici e delle cose più complesse. Alcuni obiettivi li raggiungerò agevolmente, mentre altri con maggiore difficoltà, ma anche in questo caso non mi scoraggio e soprattutto non mi giudico.

Ho sottovalutato qualche fase, messo delle scadenze troppo ottimistiche? Non è un problema. Mi ascolto profondamente e accetto questo stato. Faccio qualche piccola variazione al progetto, ma non lo abbandono per nessun motivo. Cambio qualche obiettivo intermedio o qualche scadenza, ma ho sempre ben chiara davanti a me la meta finale.

In questa fase, possono essere molto utili dei semplici sistemi per tener traccia di cosa devo fare e di quello che ho fatto. Ad esempio si possono utilizzare dei post-it con scritte le attività da svolgere e le scadenze che attaccheremo in un luogo ben in vista e ogni volta che ne completiamo una, stacchiamo il post-it e lo mettiamo nella zona delle cose fatte. Il vedere calare la zona delle cose da fare a riempirsi quella delle cose fatte è in genere molto motivante.

Correggo

Finalmente ho completato tutte le attività che avevo previsto. Mi prendo un po’ di tempo e mi metto in osservazione dei risultati che ho ottenuto.

Li annoto tutti sul quaderno che ormai è diventato un inseparabile compagno di viaggio, anche quelli che possono sembrare insignificanti perché di fatto ogni cosa anche la più piccola ha il suo significato ben preciso.

I risultati ottenuti, vanno tutti bene. Ormai è chiaro che non mi devo giudicare, giusto? Perfetto.

Quando ho terminato, con il sorriso, se vedo che qualche piccolo dettaglio possa essere ancora migliorato, lo correggo con gratitudine e fiducia.

Esulto

Questa è la parte più importante di tutto il percorso e che nessuno di noi fa mai. Esultare e congratularsi per tutto ciò che si è fatto.

Già solo l’aver deciso di prendersi la responsabilità della propria vita deve essere motivo di grande soddisfazione.

Annotate questo stato d’animo perché di fatto sperimenterete una profonda soddisfazione e felicità, perché vi siete presi cura di voi stessi, con fiducia, amorevolezza e gratitudine e anche la più piccola cosa conquistata è un immenso tesoro su cui poter far affidamento per il raggiungimento delle prossime mete.

Il vero tesoro di ogni cammino non è la metà che si raggiunge, ma ogni singolo passo che si compie.

Il cammino affascina il viandante