L’associazione di significati simbolici ed energetici ai numeri si perde nella notte dei tempi e si trovano testimonianze dell’utilizzo dei numeri per cercare di svelare le intrigate e incomprensibili leggi della natura in testi antichissimi e in culture e civiltà sparse in varie zone del pianeta, che non hanno avuto, almeno secondo le nostre conoscenze attuali, alcun tipo di contatto o influenza.
Solo per fare degli esempi, si trovano dei riferimenti nei libri dei Veda indiani, nel libro dei Mutamenti cinese e nel Libro dei morti egiziano.
Di particolare importanza è stata anche la Numerologia Caldea che è molto probabilmente una delle più antiche nella storia dell’umanità. Non abbiamo a disposizione molte fonti storiche che ci permettano di fare delle ipotesi certe, ma è plausibile pensare che siano stati proprio i Caldei prima e i Babilonesi poi ad aver inventato la Numerologia, visto che si trattava di popoli che avevano raggiunto sicuramente grandi conoscenze matematiche, astronomiche ed esoteriche.
È possibile che attraverso l’osservazione dei pianeti e grazie a particolari poteri intuitivi, siano stati in grado di comprendere il linguaggio simbolico che la Natura utilizza per svelare le sue leggi e i suoi principi di funzionamento, attraverso le energie racchiuse nei simboli dei numeri.
Nel corso del tempo, le conoscenze della Numerologia Caldea si diffusero pian piano dalla zona mesopotamica dove ebbe origine, ai popoli circostanti come gli Egizi (3000 a.C.), Ebrei (1800 a.C.), Indiani (1800 – 1600 a.C.) e Greci (1000 a.C.), acquisendo man mano una nuova veste.
Fin dall’antichità quindi, i Numeri non erano considerati solo delle quantità aritmetiche per effettuare calcoli, ma degli strumenti per interpretare la realtà e predire il destino. La matematica era considerata una scienza sacra e la distinzione tra matematica e numerologia era molto sottile, così come quella tra chimica e alchimica, astronomia e astrologia che venivano tutte considerate un continuum. Questo era dovuto principalmente al fatto che il pensiero antico era ancora di tipo magico, cioè vedeva una correlazione sottile e nascosta tra diversi tipi di fenomeni e considerava il mondo visibile come una diretta emanazione dell’invisibile.
È a Pitagora (Samo 580-570 a.C. – Metaponto 495 a.C.) che viene attribuita la paternità della numerologia moderna che è giunta fino a noi. Pitagora inizio giovanissimo un lungo viaggio per studiare le antiche culture ed entrò in contatto con molti sapienti, in particolar modo egizi, che probabilmente gli insegnarono i segreti di questa arte simbolica.
Dopo aver trascorso 22 anni in Egitto, si trasferì a Crotone che faceva parte della Magna Grecia e fondò la Scuola Pitagorica in cui il numero veniva considerato pura espressione della vera essenza delle cose, dando all’universo una concezione matematica e armonica.
Il lavoro di Pitagora fu portato avanti dai suoi allievi dopo la sua morte avvenuta intorno al 480 a.C., in particolare da Filolao secondo i quali “tutte le cose conosciute posseggono un numero e nulla possiamo comprendere e conoscere senza di questo.”
Fu proprio in Magna Grecia che si sviluppò il Neopitagorismo che fu un vero e proprio movimento filosofico che si occupò dell’insegnamento delle scoperte fatte dalla scuola pitagorica.
Come riporta Aristotele nella Metafisica: “i cosiddetti Pitagorici, che furono i primi ad occuparsi di matematica, non solo la fecero progredire, ma nutrendosene immaginarono che i suoi principi fossero principi primi di tutte le cose … supponevano che i numeri fossero principi di tutta la natura e che gli elementi numerici costituissero tutti gli enti e che tutto il cielo fosse armonia e numero. Raccoglievano sistematicamente tutte le omologie tra i numeri, le armonie musicali e i fenomeni celesti, tra le parti e il tutto. Se qualcosa mancava, si adoperavano perché tutta la faccenda risultasse coerente.” (Aristotele, Metafisica, A,5)
Platone rimase particolarmente colpito dalla scoperta opera di Pitagora che la musica si basi su rapporti armonici e questa osservazione influenzò anche tutta la cultura occidentale almeno fino a Keplero. In due dialoghi di Platone, questi per bocca del personaggio Timeo, un filosofo Pitagorico, descrisse come il demiurgo avrebbe creato il mondo e come le proporzioni armoniche sarebbero state utilizzate per la creazione dell’Anima del mondo tramite la mistura di contrari metafisici e per disporre le orbite dei corpi celesti a opportune distanze.
Sia per Pitagora che per Platone, i primi dieci numeri giocano un ruolo fondamentale e tra questi soprattutto i primi quattro sui quali sono basati i rapporti armonici fondamentali (2:1 – 3:2 – 4:3) e che per Platone regolano la struttura sia dell’anima che dei fenomeni.
Anche se non ci sono giunte opere di Pitagora, abbiamo conferma attraverso Aristotele e Plutarco del suo interesse per il valore simbolico anche di numeri superiori al dieci, fra cui ad esempio il 17 che svolgerà un ruolo estremamente importante nel corpus alchemico Geberiano.
Le idee numerologiche dei pitagorici si diffusero nei secoli a seguire in tutta la cultura occidentale influenzando pensatori come Filone di Alessandria, i primi scrittori cristiani, la filosofia neoplatonica di Plotino, l’antico gnosticismo e successivamente la Kabbalah ebraica.
Anche se c’è stata la perdita delle fonti originali, sono giunti a noi tanti brevi testi dei primi secoli d.C. che sembrano attingere ad una stessa fonte della fine del II secolo a.C.
Autori altrettanto degni di menzione sono Nicomaco di Gerasa, Teone di Alessandria. Anatolio di Laodicea, Macrobio, Marziano Capella, Calcidio, Favonio Eulogio e Giovanni Lido, ognuno dei quali contribuì con il proprio lavoro alla diffusione e alla trasmissione di questo antichissimo sapere.
Con l’avvento del Cristianesimo in occidente, l’eredità neopitagorica prese diverse strade con da una parte il “pitagorismo” di Platone che venne adottato da una parte della tradizione teologica antica e che grazie a Sant’Agostino d’Ippona (354-430) guidò il pensiero filosofico cristiano fino all’avvento della filosofia scolastica (anche per Agostino i numeri costituiscono l’ossatura della realtà perché tutte le cose “formas habent quia numeros habent; adime illis haec, nihil erunt”).
La pratica della divinazione numerologica, invece, venne classificata fra le superstizioni, assieme all’astrologia e a ogni forma di magia, e perciò venne condannata come un reato civile, ma nonostante questo la divinazione numerologica sopravvisse e venne coltivata nel mondo arabo e da lì ritornò in occidente nei primi secoli del nuovo millennio.
Col Rinascimento il pitagorismo si diffuse maggiormente in Occidente. La riscoperta delle tradizioni greca e araba portò alla necessità di una sintesi, compito affrontato da Pietro Bongo, morto nel 1601, con un’opera “Numerorum Mysteria. Opus maximarum rerum doctrina et copia refertum, in quo mirus in primis, idemque perpetuus Arythmeticae Pythagoricae cum Divinae Paginae numeris consensus” che ebbe larga diffusione in Europa.
Si tratta di un’enciclopedia sui misteri e la simbologia dei numeri, a partire dall’uno per arrivare al miliardo, con alcune omissioni, le cui ragioni sono difficili da comprendere.
Abbiamo già visto che nell’antichità Magia e Scienza erano concezioni fortemente collegate a cui i popoli da sempre hanno fatto riferimento per cercare di acquisire un controllo e un potere di intervento sulla realtà.
Se la Scienza si basa su prove certe e dimostrabili, la Magia si basa sulla convinzione che esistano alcune forze intrinseche e misteriose attraverso cui sia possibile influenzare la realtà.
Con il passare del tempo questo equilibrio armonico si è spezzato e nella nostra società moderna la Scienza ha finito per prevalere, relegando nell’ambito dell’Esoterismo finanche della ciarlataneria le sapienze millenarie dell’alchimica, dell’astrologia e appunto della numerologia che stanno pian piano tornando ad attrarre l’interesse di molti ricercatori che, delusi e traditi dal divisionismo, stanno nuovamente riabbracciando una visione unitaria ed olistica del cosmo che ben si sposa con queste antichissime arti sapienziali.
Rispetto ai grandi maestri che ci hanno preceduto, noi abbiamo il vantaggio di poter disporre di conoscenze scientifiche molto più sviluppate che possono essere di aiuto a comprendere meglio la Numerologia e le altre arti simboliche. Per poter scendere in profondità, è necessario però spogliarsi dei grandi dogmi scientifici moderni e affinare quelle capacità percettive ed intuitive che invece erano molto sviluppate nei nostri predecessori e che per troppo tempo abbiamo tenuto sopite.
La comprensione della Numerologia diventa più semplice se torniamo ad unire il pensiero razionale con quello mistico e consideriamo che i Numeri non sono l’effetto, ma la causa dei fenomeni, cioè che i Numeri racchiudono l’energia e la capacità di influenzare la realtà.
Unendo la Numerologia con la Gematria, disciplina della Cabala ebraica secondo cui ogni lettera dell’alfabeto ebraico è simultaneamente grafo, lettera, numero, simbolo, vibrazione, parola e molto altro. Ne deriva che lettere e numeri sono la stessa cosa e che attraverso opportune combinazioni di lettere (e quindi di Numeri) Dio h emanato e creato i mondi e tutto ciò che esiste. In questa visione quindi il Numero ha una valenza creativa e casuale (cioè è causa e non effetto).
In età contemporanea, lo psicanalista Carl Gustav Jung (1875 – 1961) considerava il Numero come un archetipo dell’ordine fattosi cosciente e affermava che i Numeri sono immagini del Sé e, come tali, rappresentano la più primitiva espressione dello Spirito.
In questo meraviglioso gioco cosmico, ogni individuo segue la sua traiettoria che comunemente viene chiamata “destino”. Luise Marie Von Franz (1915 – 1998) che fu allieva di Jung, completò il suo lavoro arrivando ad affermare nei propri studi su Psiche e Materia, che i Numeri sono gli ordinatori del campo di energia dell’Inconscio Collettivo.
Nel momento esatto in cui si acquisisce la consapevolezza delle capacità di creazione che sono innate in ogni essere umano come patrimonio dello Spirito, allora si può divenire co-creatori della propria vita.
Ma se veramente i Numeri sono immagine del Sé e il Sé è la migliore rappresentazione dello Spirito che possiamo costruire nella nostra limitatezza della dualità, allora attraverso lo studio dei Numeri possiamo riuscire a leggere ed interpretare il piano esperienziale che lo Spirito ha preparato prima di scendere nella manifestazione terrena. In questo modo, è possibile comprendere quali sono le energie e gli archetipi che fanno parte del patrimonio di ognuno già al momento della nascita e utilizzare queste informazioni per poter indirizzare al meglio le proprie scelte di vita, in coerenza al piano di viaggio realizzato dallo Spirito, andando a realizzare un flusso armonico che agevola il personale cammino di evoluzione e crescita.
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