La Scala di Permanenza Umana

La Scala di Permanenza Umana è una scala che prende in considerazione il tempo e l’energia necessari per cambiare alcuni fattori base che influenzano il comportamento umano.

Da tempo mi stavo interrogando su quali fossero i fattori chiave che influenzano il comportamento umano all’interno del mio personale percorso di Ricerca Interiore, in quanto il comportamento descrive in che modo ci relazioniamo con l’ambiente e con tutto ciò che esso contiene e quindi determina di fatto le dinamiche della nostra Esistenza.

Il comportamento umano ha attratto lo sguardo dei ricercatori di ogni epoca e sono state via via prodotte teorie e modelli che hanno aiutato ad accendere una luce sempre più forte sulla conoscenza di chi siamo.

Soprattutto con l’avvento della Psicologia e della Sociologia, è stato fatto un grande balzo in avanti nella comprensione del caleidoscopico mondo del comportamento umano e nella identificazione delle componenti principali che lo influenzano.

Conoscere questi componenti chiave rappresenta uno strumento estremamente potente per chi vuol intraprendere un serio percorso di Ricerca Interiore e di Crescita Personale.

Ho quindi cercato di sintetizzare quelli che per me rappresentano i fattori chiave che influenzano il comportamento umano, basandomi sulla mia personale percezione utilizzando me stesso come laboratorio sperimentale, individuando così i 10 Fattori Chiave del Comportamento (FCC).

I Fattori Chiave che ho individuato sono:

  • Emozioni
  • Stati d’Animo
  • Abitudini
  • Complessi
  • Attaccamenti
  • Inibizioni/paure
  • Credenze
  • Personalità
  • Temperamento
  • Essenza

A questo punto mi sono chiesto quanto fosse facile modificare a livello personale questi 10 fattori per capire come poter agire su ognuno per progettare il mio personale percorso di vita.

Studiando la Permacultura, mi sono imbattuto nella Scala di Permanenza di Yeomans che è una tecnica di progettazione estremamente utile per progettare insediamenti umani resilienti che è stata realizzata intorno agli anni ’60 da P. A. Yeomans in Australia dopo aver subito la perdita del cognato in un incendio che ha devastato la sua tenuta.

Questo evento tragico ha portato Yeomans a voler ideare un sistema che impedisse il ripetersi di eventi simili e quindi andò ad elencare quelli che, secondo lui, erano gli elementi chiave di un ambiente rurale (Clima, Geografia, Acque superficiali, Strade, Alberi, Costruzioni permanenti, Recinti e Suolo) e li distribuì in un diagramma Energia-Tempo dove l’energia e il tempo sono quelli necessari per poterli modificare. Chiamò questo diagramma Scala di Permanenza in quanto rappresenta il grado di permanenza dei vari elementi, cioè lo sforzo in termini di energia e il tempo per poterli modificare per adattarli alle esigenze umane.

Trovando la Scala di Permanenza di Yeomans estremamente utile come strategia di progettazione in Permacultura, mi sono chiesto se non potesse essere utilizzato lo stesso approccio nell’ambito personale in quanto di fatto siamo quotidianamente alle prese con una naturale spinta evolutiva che ci invita al cambiamento del nostro comportamento.

Ho quindi preso i 10 Fattori Chiave del Comportamento che avevo già individuato e li ho disposti in ordine crescente di Energia-Tempo necessari per poterli modificare e ho chiamato questo diagramma Scala di Permanenza Umana in onore di Yeomans da cui ho tratto ispirazione.

Sono consapevole che si tratta di un argomento estremamente complesso e su cui l’uomo si interroga dalla notte dei tempi e quindi lungi da me pensare che la Scala di Permanenza Umana sia perfetta e definitiva, ma quello che ritengo essere il punto fondamentale, non è tanto la scelta dei Fattori Chiave, oppure la sequenza di collocazione nel diagramma Energia-Tempo, ma piuttosto il modello logico che è alla base e cioè individuare gli elementi chiave che influenzano il comportamento umano, disporli in ordine crescente di Energia-Tempo necessari per modificarli e sulla base di quello realizzare la propria personale strategia di crescita ed evoluzione.

Analizzando la Scala di Permanenza Umana, ci possiamo accorgere che i Fattori Chiave meno permanenti sono facilmente modificabili o, detto in altri termini, sono estremamente mutevoli. Questo non vuol dire che ne abbiamo il controllo in quanto nella maggior parte dei casi non abbiamo ancora un livello di consapevolezza tale da poterli modificare a nostro piacimento, come ad esempio per le Emozioni e gli Stati d’animo.

Ma avere la consapevolezza che un Fattore Chiave ha un basso livello di Permanenza, ci indica che volendo, possiamo anche cercare di modificarlo con un opportuno lavoro personale. Ad esempio, posso pensare di lavorare sulla gestione delle Emozioni e degli Stati d’animo e anche sulle Abitudini.

Più complesso è lavorare sui Complessi, sugli Attaccamenti e sulle Inibizioni.

Molto difficile è modificare le proprie Credenze.

A livelli ordinari di Coscienza è praticamente impossibile modificare la Personalità e il Temperamento e quindi possiamo solo cercare di conoscerli e andare a costruire intorno a questi il nostro progetto di vita, così come si fa con il Clima nella Scala di Permanenza di Yeomans.

Ora andremo a riportare una breve descrizione di ognuno dei 10 Fattori Chiave in modo da rendere chiaro il significato che attribuisco ad ognuno, visto che si tratta di termini di uso comune per cui è possibile trovare definizioni anche molto contrastanti tra di loro che possono generare confusione e fraintendimenti.

Emozioni

Definiamo un’Emozione come uno stato momentaneo che consiste nella reazione opposta dall’organismo a percezioni o rappresentazioni che ne turbano l’equilibrio.

Sul tema delle emozioni sono stati scritti fiumi di parole e condotti innumerevoli studi per cercare di comprenderne a fondo il meccanismo di funzionamento.

Possiamo sintetizzare dicendo che una emozione è sempre una risposta reattiva a qualcosa che avviene all’esterno e che imprime una risposta comportamentale rapida ed istantanea. Questa risposta comportamentale può essere impressa nella Memoria Comportamentale e riattivata anche semplicemente attraverso il ricordo dell’esperienza, oppure con una proiezione attraverso il pensiero, inducendo nel corpo le stesse manifestazioni fisiche caratteristiche.

Le emozioni sono veramente innumerevoli e la risposta ha un carattere di soggettività e anche una dipendenza dai condizionamenti sociali e culturali. Grazie al lavoro di Ekman si è visto che esiste un numero limitato di emozioni per cui si ha una risposta praticamente universale e queste sono Rabbia, Paura, Tristezza, Gioia, Sorpresa e Disgusto. A questa lista stilata da Ekman nel 1972, lo stesso autore nel 1992 ha aggiunto Divertimento, Disprezzo, Contentezza, Imbarazzo, Eccitazione, Colpa, Orgoglio per i propri successi, Sollievo, Soddisfazione, Piacere sensoriale e Vergogna.

In ogni caso si tratta sempre di un numero molto ristretto rispetto alla totalità delle emozioni che un essere umano è in grado di sperimentare.

Le emozioni sono al gradino più basso di Permanenza proprio per la loro natura momentanea e quindi esistono già dei meccanismi all’interno di ognuno di noi che ci permettono di evacuare l’emozione e di riconquistare lo stato di equilibrio.

Esistono delle condizioni in cui si può generare una ipersensibilizzazione verso una o più emozioni e questo può generare notevoli ripercussioni anche a livello fisico, in quanto una emozione a livello energetico è una scarica che possiamo visualizzare come tante frecce rosse che vengono sparate istantaneamente e che quindi devono uscire verso l’esterno. Se non si interviene con qualche azione di soffocamento, il corpo mette in atto i suoi meccanismi di evacuazione e tutto torna normale. Sistemi normali di evacuazione possono essere il pianto per la tristezza, urlare per la rabbia e così via. Se però intervengono dei condizionamenti che ci fanno ritenere non adeguati i meccanismi di evacuazione naturale, ecco che mettiamo in atto un’azione di soffocamento dell’emozione. Di fatto è come gettare un petardo in un barattolo e chiudere il tappo. L’energia che viene scaricata dall’emozione (le mille frecce rosse) deve per forza essere smaltita e, non potendo utilizzare i meccanismi naturali, l’organismo adotta dei sistemi di emergenza che consistono nel trasformare questa energia e convogliarla all’organo che è preposto alla sua evacuazione. Così, ad esempio, la rabbia viene inviata al fegato, la paura ai reni, ecc.

Se questo accade sporadicamente, non succede niente in quanto l’organismo è in grado di ripristinare la condizione di equilibrio che è la base per lo stato di salute, ma se questo processo avviene in modo continuativo, si genera uno squilibrio a carico dell’organo emuntore che non si riesce a equilibrare e si generano così delle vere e proprie malattie fisiche.

Stati d’animo

Gli Stati d’Animo sono dei tratti emotivi pressocché stabili e ricorrenti. Non sono delle reazioni puntuali ed istantanee a degli stimoli definiti come le emozioni, ma delle tonalità affettive di base che contraddistinguono l’umore di fondo con cui una persona tende ad approcciarsi al mondo.

Gli Stati d’Animo sono molto più sfumati delle emozioni ed infatti comportano una modesta attivazione psicofisica ed inoltre non si riferiscono ad un episodio e ad uno stimolo specifico, ma rappresentano appunto delle disposizioni affettive prive di una specifica motivazione all’azione.

Anche gli Stati d’Animo hanno una bassa Permanenza in quanto è possibile lavorarci con le opportune tecniche, ma richiedono più tempo ed energia rispetto alle emozioni in quanto hanno associata una traccia nella Memoria Comportamentale molto più profonda e quindi più difficile da modificare.

Abitudini

Un’Abitudine è la tendenza a ripetere determinati atti e a rinnovare determinate esperienze, per lo più acquisita con la ripetizione frequente dell’atto o dell’esperienza stessa.

Possiamo considerare le abitudini come il nostro pilota automatico.

L’intelletto che è l’Organo deputato a individuare la migliore modalità per raggiungere un determinato obiettivo, applica dei sistemi di automazione per aumentare l’efficienza e quindi ridurre il dispendio energetico e i tempi di risposta.

Se vogliamo, possiamo fare il parallelo con il mondo dell’informatica. Le abitudini sono l’equivalente dei blocchi di codice che svolgono una cerca funzione e che vengono richiamati all’interno di altri programmi.

L’Intelletto di fatto richiama le abitudini quando si verificano determinate condizioni per automatizzare delle operazioni che ritiene essere ormai standardizzate.

La modalità più elementare con cui vengono create queste routine (notare che il termine routine è proprio preso in prestito dall’informatica che lo usa per identificare un blocco di codice che compie una certa funzione e che nel linguaggio comune ha assunto il significato di azione ripetitiva) è la ripetizione che va a scrivere una traccia all’interno della Memoria Comportamentale.

In alcuni testi recenti viene riportato che per modificare un’abitudine siano sufficienti 21 giorni di ripetizione, ma questo non è poi così importante in quanto ritengo che molto dipenda dalla reale volontà della persona e dal suo intento al cambiamento e entrano in gioco dei processi che secondo me sono più complessi della semplice ripetizione meccanica, ma chiamano in gioco aspetti più profondi come la necessità di osservare e quindi di accorgersi e l’accettazione di quello che c’è in quanto combattere qualcosa ha come effetto finale quello di rafforzarlo.

È per questo motivo che ho collocato le abitudini al terzo gradino della Scala di Permanenza Umana in quanto in uno stato ordinario di Coscienza, in genere non ci si accorge di essere agiti da questi sistemi automatici di comportamento e quindi, se non se ne ha consapevolezza, non si può neanche lavorare per trasformarli.

È infatti molto frequente sentire le persone dire “Io sono fatto così” come alibi al cambiamento e questa è proprio la strategia che l’Intelletto mette a protezione delle Abitudini che ripeto sono un importante sistema di efficienza.

Immaginiamo di dover leggere lo stesso testo tutti i giorni appena ci svegliamo e in un caso ci viene dato il foglio bello che pronto che è stato scritto la prima volta, mentre nell’altro dobbiamo riscrivere a mano ogni volta il testo da leggere. Il problema nasce nel momento in cui il testo da leggere cambia, ma noi continuiamo ad usare il foglio vecchio.

Complessi

Carl Gustav Jung coniò il termine “Complesso” per identificare quel materiale più o meno inconscio che condiziona la nostra esistenza.

Essi si muovono e si presentano a noi continuamente in maniera autonoma e personificata nell’esperienza presente, nei sogni e soprattutto nella possessione in cui la nostra volontà e l’attenzione possono essere completamente sopraffatte al punto da condurre la nostra Coscienza verso un destino proprio (es. complesso di inferiorità/superiorità, ecc.).

Con i Complessi si compie un salto rispetto alle Abitudini anche se di fondo sono sempre dei sistemi automatici che inducono delle azioni comportamentali, proprio per il fatto che nei complessi il grado di consapevolezza è ancora più basso rispetto alle Abitudini.

I complessi possono essere estremamente limitanti per la vita di una persona e richiedono uno sforzo importante per essere modificati in quanto presentano un grado di cristallizzazione tale da richiedere un’azione di dissoluzione preliminare che lo destrutturi e lo renda malleabile.

Attaccamenti

Gli Attaccamenti sono delle vere e proprie forze di attrazione che entrano in azione e creano dei legami stabili con cose materiali o immateriali e che generano la convinzione illusoria a livello razionale di non poter fare a meno dell’oggetto dell’Attaccamento.

Gli Attaccamenti sono una delle cause principali della sofferenza in quanto si genera un vero e proprio stato di bisogno illusorio a cui l’Intelletto risponde con tutti i meccanismi associati alla separazione. Di fatto gli Attaccamenti sono il legante utilizzato dall’Identificazione per tenere ben ancorate le maschere della Personalità con cui interagiamo con il mondo e con cui ci immedesimiamo fino al momento in cui non si è raggiunto lo stato del Distacco che è il frutto di un grande ed intenso lavoro interiore.

Buddha ci ha messo in guardia sulla pericolosità degli Attaccamenti e sulla loro capacità di indurci in uno stato di sofferenza e mai come in questa epoca, gli Attaccamenti stanno influenzando il comportamento umano, in particolare quelli verso beni materiali o persone.

È importante considerare che sono gli Attaccamenti che inducono alcune persone a gesti estremi nel momento in cui percepiscono il rischio di perdere l’oggetto dell’Attaccamento.

All’interno degli Attaccamenti ho considerato anche tutte le dipendenze che di fatto sono una forma di attaccamento in quanto si prova sofferenza ogni qualvolta si tenta di privarsene e nelle dipendenze troviamo un’infinità di cose, da quelle più note e comuni come i soldi, i beni materiali, le droghe e l’alcol, il sesso, ecc., fino a forme molto più intangibili e subdole come la dipendenza dall’avere sempre ragione, dal piacere di sentire la propria voce o altre cose di questo genere.

Come ho accennato prima, lavorare sugli Attaccamenti richiede una grande forza di volontà, energia e tempo e, visto che la traccia nella Memoria Comportamentale è molto profonda, se il lavoro non è condotto con la dovuta dovizia e per il tempo necessario, è possibile che non venga eliminata del tutto e quindi si può assistere alle così dette “Ricadute”.

Inibizioni/paure

Le inibizioni sono delle forze frenanti che inibiscono l’azione o il regolare svolgimento di una determinata funzione.

Le paure rientrano quindi nelle inibizioni in quanto di fatto ci frenano e ci bloccano dal compiere una determinata azione.

Molte menti illustri hanno cercato di dare il proprio contributo in questo ambito e sono state catalogate le paure principali e sono veramente tante e ne nascono di nuove ogni giorno per effetto del cambiamento delle condizioni esterne e dello stato di Coscienza personale e collettivo.

Le inibizioni possono condizionare l’intera esistenza di una persona ed impedirgli di vivere a pieno le proprie qualità e rappresentano delle vere e proprie prigioni in cui ci si rinchiude e per cui non si vede alcuna via di uscita. Le inibizioni si autoalimentano e quindi proiettano un’ombra sempre più grande e spaventosa che però è soltanto il frutto di un’illusione generata dalla presenza di uno schermo di distorsione che altera la capacità percettiva della Coscienza.

Credenze

La Credenza è l’atto di ritenere con assoluta convinzione la verità e la correttezza di un assunto, senza averne alcun riscontro reale e pratico.

Le Credenze sono delle forze estremamente potenti che condizionano enormemente il comportamento di una persona in quanto rappresentano dei modelli assoluti di verità e quindi per questo inconfutabili. In questa categoria rientrano tutte le Fedi e i Dogmi come ad esempio quelli religiosi, scientifici, ecc.

L’effetto condizionante delle Credenze è così forte da aver indotto nel corso dei millenni a guerre atroci e a sacrificare la propria vita in suo nome.

Anche in questo caso, per lavorare sulle proprie Credenze, è necessario edificare il Distacco che permette di elevare il proprio sguardo al di sopra del piano illusorio della proiezione emanata dall’Intelletto. In questo modo si è in grado di discernere la realtà della Credenza svincolandosi dall’illusorietà.  

Personalità

Possiamo definire la Personalità come l’insieme delle caratteristiche individuali non fisiche che, in quanto tali, costituiscono o conferiscono motivo di integrità o di distinzione. Rappresenta una modalità strutturata di pensare, sentire e comportarsi.

Sulla Personalità si è scritto tutto e il contrario di tutto e questo ha generato una grande confusione generale.

Io considero la Personalità come una struttura fortemente cristallizzata che si inizia a costituire in concomitanza con lo sviluppo del feto per effetto delle forze ambientali in cui avviene lo sviluppo del nuovo essere umano. Contribuiscono fortemente alla strutturazione della Personalità le varie forze sociali e culturali che agiscono nell’ambiente durante la formazione del nuovo essere umano ed è proprio la nascita contemporanea allo sviluppo embrionale che genera l’illusione percettiva che la Personalità sia una componente immutabile dell’Essere Umano. La Personalità si genera con un processo continuo di stratificazione e questo fatto comporta un costante rinforzo della sua struttura che quindi risulterà sempre più difficile da demolire.

Inoltre, l’identificazione con la Personalità è così forte da rendere estremamente complesso e faticoso intraprendere azioni per la sua modifica. Oltre che faticoso, azzarderei anche a dire che può essere pericoloso per la propria integrità se la frammentazione della Personalità avviene prima di aver costruito un’adeguata capacità di percezione della realtà che si ottiene soltanto con una profonda pulizia della Coscienza che è l’Organo di Percezione che guida l’Evoluzione dell’Essere Umano.

Solo per dare una connotazione più pratica, riporto la classificazione dei vari tipi di Personalità definita da Carl Gustav Jung che però è solo una delle tante che sono state donate al mondo dai grandi che ci hanno preceduto.

Jung distingue due tipi principali di Personalità che sono Estroverso e Introverso che si caratterizzano per una preferenza rivolgersi verso l’esterno (atteggiamento yang) o verso l’interno (atteggiamento jin).

In particolare, il tipo Estroverso prende decisioni tenendo in considerazione l’effetto che hanno sulla realtà esterna e poi sull’esistenza e le sue azioni dipendono principalmente da quello che gli altri possono pensale. Costituisce la sua morale sulla base di ciò che predomina nel mondo e si adattano a qualsiasi ambiente. Sono suggestionabili, influenzabili e tendono ad imitare ed hanno il bisogno di essere riconosciuti dagli altri.

Il tipo Introverso prova principalmente interesse verso sé stesso e verso i suoi sentimenti e pensieri. Orienta il suo comportamento in base a ciò che prova o sente, anche se va in direzione opposta a quella della realtà esterna. Non si preoccupa troppo dell’effetto che le sue azioni possono provocare sull’ambiente circostante e si preoccupa soprattutto che le sue azioni lo soddisfino interiormente.

Ha difficoltà ad accettare e a adattarsi all’ambiente, ma se riesce ad adattarsi, lo fa davvero in modo creativo.

Ci sono poi quattro Funzioni che sono Pensiero, Sentimento, Sensazione, Intuito ognuna delle quali può essere associata al tipo Estroverso o Introverso, arrivando in totale a definire 8 diversi tipi di Personalità.

Ognuna di queste funzioni ci consente di adattarci al mondo e alla vita e ognuno di noi generalmente ha una predominanza di una o più funzioni e questa combinazione, insieme al Tipo, vanno a costituire l’unicità della Personalità di ognuno di noi.

Il Pensiero utilizza i processi logici, il Sentimento utilizza dei giudizi di valore, la Sensazione percepisce i fatti e l’Intuizione percepisce le possibilità presenti dietro i fatti.

In ogni caso, come dicevo questa è solo uno dei tanti modelli che sono stati sviluppati per descrivere la Personalità, anche se lo trovo particolarmente utile proprio per la semplicità di schematizzazione.

Temperamento

Il Temperamento rappresenta una serie di aspetti congeniti non mediati dalla cultura ed è la diretta espressione di caratteristiche innate nell’individuo.

Come possiamo vedere, rispetto alla Personalità, nel Temperamento viene riconosciuta addirittura una componente genetica non soggetta all’influenza culturale e sociale.

Ammesso che effettivamente sia così e che il Temperamento sia determinato a livello genetico, possiamo di fatto considerarlo fisso ed immutabile.

Anche se ora l’epigenetica sta facendo luce sulla possibilità che le condizioni ambientali possano andare a modificare il genoma, l’energia e il tempo necessari rendono di fatto coerente per i nostri scopi considerare che il Temperamento di una persona non ci può cambiare e che quindi va conosciuto a fondo per poter così costruire intorno ad esso il proprio personale percorso di vita.

Come abbiamo fatto per la Personalità, riportiamo uno dei modelli più antichi che è stato sviluppato da Ippocrate che identifica quattro diversi tipi di Temperamento sulla base dei quattro umori che circolano nel corpo e cioè il Flegma (la linfa), il Sangue, la Bile Gialla e la Bile Nera. Ippocrate riteneva che, se tra i quattro fluidi c’è equilibrio, allora si avrà uno stato di buona salute, altrimenti si crea uno squilibrio che determina le malattie.

L’accumulo di uno dei quattro umori da luogo anche al corrispettivo Temperamento a cui è associato un determinato comportamento.

Il Temperamento Sanguigno è caratterizzato da interesse e sensibilità agli stimoli esterni, ha poca forza interiore, è mutevole negli interessi e una forte propensione al cambiamento.

Il Temperamento Flemmatico ha una scarsa forza, estrema sensibilità agli stimoli esterni, tendenza alla pigrizia e all’ozio.

Il Temperamento Collerico, caratterizzato da una prevalenza di Bile Gialla, ha una elevata reattività e estrema sensibilità agli stimoli esterni, molta forza, impeto e impulsività.

Il Temperamento Malinconico, caratterizzato da una prevalenza di Bile Nera, è dotato di forza e una scarsa sensibilità agli stimoli esterni, scarsa capacità di tenere a freno i propri istinti e tenacia nel raggiungere i propri obiettivi, senza farsi distrarre dagli eventi esterni.

Anche in questo caso, questa di Ippocrate è solo uno dei tanti modelli che sono stati sviluppati nel corso dei millenni e di fatto ogni grande cultura ha sviluppato il suo e quindi troviamo un modello nella Medicina Tradizionale Cinese e uno diverso nell’Ayurveda, ma quello che a noi interessa è il principio e cioè l’esistenza di un nucleo praticamente immutabile che influenza il comportamento di una persona.

Essenza

Con il termine Essenza voglio descrivere il nucleo centrale dell’Esistenza di un individuo che guida il suo percorso evolutivo e quindi rappresenta la forza principale che plasma il comportamento umano.

Con l’Essenza si entra nell’ambito della Spiritualità e quindi è un tema estremamente complesso da trattare perché entrano in gioco le Credenze che abbiamo visto essere delle forze estremamente rigide e potenti nell’indirizzare il comportamento.

Personalmente associo l’Essenza alla Coscienza che definisco come il nucleo centrale dei processi dell’Essere e del Divenire che guidano la nostra esistenza e la nostra evoluzione, ma ognuno può associarla a quella che ritiene essere l’entità più profonda della interiorità umana (es. Anima, Spirito, ecc.).

L’Essenza contiene lo scopo profondo di vita, cioè il piano che è stato definito prima della manifestazione del nuovo Essere Umano e quindi è quel piano di viaggio, quella mappa, che ci deve guidare ogni giorno. Noi possiamo scegliere se seguirla o meno in quanto è un diritto che ci viene concesso come Esseri Umani e che chiamiamo Diritto di Autodeterminazione o libero arbitrio, ma tanto più ci scostiamo da questo, tanto più forte sarà il segnale che la Coscienza ci invia per riprendere la giusta direzione e il linguaggio con cui comunica è quello dell’insoddisfazione, del malessere e della malattia.

L’Essenza è immodificabile e quindi si può solo cercare di comprendere, anche se per farlo è necessario aver raggiunto un livello di adeguato di illuminazione della propria Coscienza, altrimenti si procede bendati come la stragrande maggioranza delle persone fino ad ora.

I Saggi e i Santi possiedono una Coscienza Illuminata e quindi hanno piena consapevolezza della propria Essenza e quindi ogni loro azione è sempre coerente al proprio piano.

Noi che non abbiamo ancora raggiunto questo livello di Coscienza, dobbiamo accontentarci di sbirciare di tanto in tanto attraverso il buco della consapevolezza, andando a osservare sempre meglio i bisogni che la Coscienza emana proprio per farci seguire la strada giusta e la soddisfazione che si prova quando le nostre scelte sono coerenti e decidiamo di soddisfare questi bisogni.