Lo schiaffo del soldato

Da ragazzi, eravamo soliti giocare ad un semplice gioco di gruppo che si chiama “Lo schiaffo del soldato” che consiste nel “mettersi sotto” a turno, girato di spalle rispetto ai compagni di gioco, con un braccio in verticale appoggiando la mano ad una guancia. I compagni, uno alla volta danno uno schiaffo sulla mano di chi sta sotto il quale deve indovinare chi è stato a colpirlo e se indovina si scambia con la persona che è stata scoperta, altrimenti si resta sotto per un altro turno.

Naturalmente, quando si iniziava a giocare, toccava sempre al più piccolo andare sotto e si era costretti ad imparare molto in fretta ad uscire da quella brutta situazione, cercando di sviluppare tutti gli altri sensi oltre la vista, dato che in questo gioco l’organo di senso a cui nella vita affidiamo la stragrande maggioranza della nostra capacità di percezione, non ci poteva essere di grande aiuto.

Visto con l’occhio buonista di oggi può sembrare un gioco violento e svilente per la persona che sta sotto ed infatti sono molti anni che non vedo più bambini che si dilettano con questo gioco.

Eppure, se riusciamo per un attimo a creare un piccolo pertugio nella melassa che riveste ormai in modo stabile la nostra Coscienza, possiamo vedere che questo gioco era una vera e propria palestra per l’accrescimento della propria consapevolezza.

Si era costretti ad essere presenti nel “qui ed ora“, facendo affidamento a tutti i sensi meno utilizzati di solito, come l’udito, il tatto e l’olfatto in modo da individuare quale tra i partecipanti al gioco avesse colpito la nostra mano.

La pesantezza del tocco, la rugosità della mano, un odore particolare, un suono emesso involontariamente, erano sufficienti per identificarlo e poter così scambiare il nostro posto con il suo.

Ma questo gioco così semplice, non ci permette di rendere palese la condizione della nostra Coscienza?

In una prima fase, quando abbiamo ancora dei sensi molto grossolani, non siamo in grado di riconoscere chi ci colpisce e quindi siamo costretti a stare sotto più e più volte, finché, molto spesso senza neanche aver compreso come ci siamo riusciti, becchiamo la persona giusta e ci togliamo dallo schiaffo.

Ma questo dura poco perché siamo goffi anche nel dare lo schiaffo e quindi ci ritroviamo in men che non si dica nuovamente sotto per un nuovo giro di giostra.

E uno schiaffo oggi, uno domani, ecco che l’esperienza rende abili e quindi, divenuti ormai esperti, riusciamo quasi a percepire il pensiero della persona che sta per colpirci.

Nella vita accade esattamente la stessa cosa, per il principio alchemico del “così fuori così dentro“. Lo sventurato che si trova a leggere i miei post, potrà dire che non faccio altro che tirare fuori questo principio, come se sia l’unica cosa che occorre imparare per vivere consapevolmente.

Certo che ci sono anche altre cose da imparare, ci mancherebbe, ma se non comprendiamo a fondo questo principio, è come voler correre la maratona di New York sapendo solo gattonare.

Per la mia personale esperienza, la prima fase di un cammino di ricerca interiore serio e che dia risultati tangibili, è proprio quella di allenare i 5 sensi fisici, portandoli almeno al livello dei nostri nonni. Non dico di tornare al livello dei nostri avi ed in particolare prima dell’invenzione dell’elettricità che ha contribuito a renderci tutti ciechi grazie all’illuminazione artificiale, ma almeno fino a quando se ne faceva un uso molto moderato.

Sicuramente avete provato l’esperienza di entrare in una stanza buia provenendo dall’esterno in una giornata soleggiata d’estate: nei primi minuti non vediamo assolutamente niente e poi man mano l’occhio si riadatta e torniamo a distinguere i vari dettagli che fino ad un attimo prima erano avvolti nell’oscurità.

Con l’illuminazione artificiale, ormai l’occhio non è più abituato al buio e quindi ha perso buona parte della sua sensibilità.

L’elettricità ci ha anche resi sordi grazie al frastuono continuo cui siamo sottoposti H24.

Ma quindi ci vuoi dire che il problema di tutti i nostri guai è l’invenzione dell’elettricità? Ovvio che no. E’ stata una grandissima invenzione che ci è stata concessa perché ne facessimo esperienza e di fatto, come ogni cosa, anche l’elettricità è neutra, soltanto che nel momento in cui si manifesta in questo mondo della dualità, sempre per effetto di un principio universale, si devono necessariamente generare le due facce della medaglia di cui dobbiamo per forza di cosa fare esperienza.

Sta ora a noi decidere se utilizzarla per illuminare il buio o per renderci ciechi ed insensibili.

E magari, proviamo a rivivere l’esperienza dello schiaffo del soldato, facendolo provare anche ai nostri ragazzi che quasi sicuramente non lo conoscono.

Magari può essere un buon modo per rivitalizzare i nostri poveri sensi e renderci più sensibili ed in grado di percepire con maggior chiarezza la realtà che ci circonda.

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