La speranza, demone dell’Umanità

Almeno una volta nella vita tutti abbiamo detto o almeno pensato… speriamo che vada tutto bene.

Siamo cresciuti con il mito della speranza come strumento di evoluzione e di benessere, in grado di donarci ciò di cui ognuno di noi ha bisogno e desidera.

La speranza, all’apparenza così innocua, amichevole e consolatrice, nasconde un’essenza demoniaca così potente da riuscire ad incatenare l’intera Umanità al giogo dell’inedia e dell’accidia.

Perché la speranza è così pericolosa?

La speranza è pericolosa ed infida perché induce all’attesa e a non far nulla per cambiare una situazione in cui non ci stiamo trovando a nostro agio. Ci toglie dalle mani il controllo della nostra vita e ci blocca.

La responsabilità delle nostre azioni deve sempre ed inderogabilmente essere nostra, perché solo ognuno di noi ha gli strumenti per comprendere ciò che è giusto fare e ciò che invece non lo è per correre nel modo più agevole possibile lungo il personale percorso di evoluzione.

Quando viviamo nella speranza, decidiamo di delegare a qualcuno o qualcosa la nostra cosa più preziosa che è proprio rappresentata dalla capacità di decidere.

Se stiamo vivendo un disagio, la cosa più corretta da fare per risolverlo è iniziare un percorso personale che parte dalla conoscenza e comprensione, quindi è necessario porsi le giuste domande per entrare in profondità nella propria intimità, senza giudizio e senza paura.

Una volta compreso quali sono gli aspetti da riequilibrare, si deve passare alla fase di accettazione. Questa fase è fondamentale, perché solo nel momento in cui si fa cadere ogni resistenza, siamo in grado di vedere chiaramente la realtà e siamo pronti per passare alla fase finale dell’azione. L’accettazione equivale a pulire l’obiettivo della nostra macchina fotografica immaginaria che utilizziamo per descrivere la realtà che viviamo.

Solo con l’obiettivo pulito saremo in grado di scattare una foto nitida e piena di dettagli in cui possiamo individuare i punti da modificare per passare all’azione, mettendo in campo tutte le azioni che percepiamo essere utili a tale scopo.

Ma come facciamo a capire se abbiamo compiuto la giusta azione?

Per comprendere se un’azione che abbiamo intrapreso è corretta e quindi coerente con il nostro percorso di evoluzione, dobbiamo utilizzare come indicatore la soddisfazione e il benessere che ne deriva. Se l’azione compiuta è corretta, allora proveremo inevitabilmente un senso di soddisfazione, perché avremo messo in moto delle energie positive che ci ricaricheranno e tanto più sarà coerente al proprio percorso evolutivo, tanto più profondo e duraturo sarà questo senso di soddisfazione.

Allora lasciamo andare quel falso senso di tranquillità che ci dona la speranza e riappropriamoci della responsabilità della nostra vita per riuscire a compiere con lucidità le azioni necessarie per riuscire a percorrere il percorso che abbiamo scelto per questa esperienza terrena che, per quanto impervio ed impegnativo possa sembrare, è il migliore che possiamo percorrere per evolvere.

La speranza incontrò l’aspirazione e capì la limitatezza del suo esistere. Nonostante avesse molti sudditi nel suo regno, non avrebbe mai potuto regalare quel benessere che aveva promesso loro.

E a quel punto decise che era giunto il momento di lasciarle il trono.

Andrea Bellucci

L’antidoto più potente contro la speranza è l’aspirazione che ci induce a comprendere in modo profondo cosa vogliamo veramente e ci guida in ogni momento come un faro nella notte. Anche nei momenti più bui in cui ci sembra di aver smarrito la via e non sappiamo cosa fare, se abbiamo coltivato e tenute vive le nostre aspirazioni, saremo sempre in grado di fermarci e, scrutando l’orizzonte, capire in quale direzione dobbiamo rimetterci in cammino.